- Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli
- Luogo: Cividale del Friuli - Friuli-Venezia Giulia
- Descrizione:
Le testimonianze lapidee della Comunità ebraica di Cividale del Friuli sono attualmente conservate nella sezione dedicata del Museo Archeologico Nazionale della città. L’insediamento israelitico cividalese risulta essere molto antico, risalente cioè alla prima metà del XIII secolo, mentre la prima attestazione di un cimitero si colloca nel XIV secolo, con riferimento all’inumazione di un’ebrea di origini goriziane. L’indicazione può suggerire che l’area sepolcrale fosse utilizzata non solo da ebrei di Cividale ma anche da quelli residenti in zone limitrofe, che probabilmente ne erano ancora sprovviste. Il cimitero, scomparso ma originariamente posto fuori porta San Domenico, fu soggetto a degli scavi nei primi decenni del XIX secolo ad opera del canonico Michele conte della Torre, i quali portarono alla luce numerose stele funerarie con iscrizioni in caratteri ebraici. Data l’eccezionalità del ritrovamento, queste preziose e uniche lapidi ebraiche cividalesi riscoperte furono musealizzate e inserite all’interno delle collezioni permanenti dell’importante museo cittadino in cui sono esposti i frutti di decenni di campagne di scavo nel territorio.
Photo Credit: Sailko – Wikimedia.
- Bibliografia:
– P.C. Ioly Zorattini, M. Perani, A. Spagnuolo (curr.), I cimiteri ebraici del Friuli. Cividale, Udine, San Daniele, San Vito al Tagliamento, Corpus Epitaphiorum Hebraicorum Italiae, 6, Giuntina-Deputazione di Storia Patria per il Friuli, Firenze 2018.
Schede correlate:
- Loggia Comunale di Asolo
- Cimitero ebraico di Conegliano
- Cimitero di Giavera del Montello
- Cimitero ebraico di San Daniele del Friuli
- Cimitero di Tezze di Piave
- Ca’ da Noal e reparto israelitico del cimitero di Treviso
- Reparto israelitico del cimitero di Udine
- Cimitero ebraico di Vittorio Veneto – Ceneda
- Cimitero ebraico di San Vito al Tagliamento
In lingua ebraica il termine “cimitero” può essere espresso in svariati modi: Bet ha-Chayyim (casa della vita o casa dei viventi), Bet ha-‘Olam (casa dell’eternità), nella forma yiddish Gut Ort (buon posto) e nel più semplice Bet ha-Qevarot (casa delle sepolture).
Lo spazio cimiteriale è considerato essenziale per qualsiasi insediamento ebraico: lo si ritrova quasi sempre all’interno delle condotte cittadine in cui, insieme ad alcune concessioni, si forniva l’autorizzazione a prendere in affitto o acquistare un appezzamento di terreno da adibire a luogo di inumazione. Il diritto ad una buona sepoltura si concretizzava così in uno spazio collocato solitamente extra muros, fuori dagli antichi confini cittadini, in terre incolte e prive di recinzioni. Solo alcuni però dei numerosi cimiteri ebraici istituiti in Italia tra il Medioevo e l’Età Moderna sono giunti fino ad oggi: se ne calcolano attualmente più di cento, una cifra che tiene conto dei terreni autonomi, delle singole sezioni separate, di quelli in funzione e in stato di abbandono.
Ad un’analisi attenta il cimitero ebraico può essere visto, oltre che come esclusivo luogo della memoria, anche come un ben più complesso e ricco contenitore di informazioni di diversa natura. L’ubicazione, la storia e l’espansione di un terreno sepolcrale sono elementi che rispecchiano l’evoluzione della Comunità ebraica che ne ha usufruito nel corso del tempo. Un prezioso strumento di studio è rappresentato dalle pietre sepolcrali, particolari beni in cui convivono un aspetto estetico ed uno contenutistico.
Essendo primariamente dei manufatti, le matzevot sono correlate a un contesto geografico di produzione ben preciso, pertanto le loro forme – centinata semplice, cuspidata, ogivale, a edicola, a lastra tombale, a sarcofago, a cippo – e le loro decorazioni – a motivi geometrici o perlopiù fitomorfi – sono influenzate maggiormente, più che da un gusto estetico personale o familiare, dalle tendenze artistiche in voga nel periodo in cui esse furono prodotte. Il tutto era senza dubbio subordinato al tenore sociale e alla disponibilità economica del committente. Le più pregevoli possono inoltre contenere, solitamente in alto al centro, lo stemma gentilizio della famiglia di appartenenza, un ulteriore carattere che conferisce alla lapide ebraica una piena dignità artistica.
Elemento imprescindibile della stele funeraria è l’epitaffio. Il testo inciso infatti, oltre ad un indubbio valore letterario, costituito dall’epigrafe contenente spesso citazioni bibliche, elaborate abbreviazioni, contorti acronimi, brevi narrazioni sulla morte del defunto, e poemi che ne esaltavano i pregi ritmati in schemi metrici ed eleganti rime, possiede anche un’intrinseca ricchezza documentaria. Affiancata ad una sezione in poesia, dove la voce narrante può essere impersonata da tre diversi attori – la lapide, il morto o un esterno –, vi è la parte in prosa, in cui l’autore dell’epitaffio declina le generalità del trapassato. Ciò può fornire quindi un valido supporto a indagini sociali, demografiche, prosopografiche, culturali e storiche riguardanti il defunto stesso, il suo nucleo familiare o la Comunità di origine e di appartenenza.