- Loggia Comunale di Asolo
- Luogo: Asolo - Veneto
- Descrizione:
Quasi a costituire un lapidario civico, nella Loggia del Palazzo della Ragione ad Asolo sono preservati numerosi reperti, rinvenuti in città nel corso del tempo, e tra questi figurano due antiche stele funerarie ebraiche, murate da secoli sotto il porticato. La Comunità ebraica asolana, che nel 1547 subì un durissimo colpo a causa di severe norme comunali, possedeva un cimitero ebraico situato alle Mura del Colmarion. Il terreno di inumazione non si è preservato fino ad oggi ma, nella seconda metà dell’Ottocento, furono ritrovate due epigrafi funerarie in pietra, rispettivamente datate 1528 e 1613. A causa forse dell’unicità del ritrovamento e del valore storico della testimonianza, le lapidi ebraiche non furono semplicemente protette, bensì esposte alla cittadinanza inserendole in apposite nicchie nella parete di uno degli edifici più importanti del Comune.
Photo Credit: ICCD – Catalogo Beni Culturali.
- Bibliografia:
– L. Luzzatto, Ebrei ed epigrafi ebraiche ad Asolo, in «Il Vessillo Israelitico» 3 (XLVII – Marzo 1899), pp. 95-96; 4 (XLVII – Aprile 1899), pp. 134-135.
Schede correlate:
- Cimitero ebraico di Conegliano
- Ca’ da Noal e reparto israelitico del cimitero di Treviso
- Cimitero ebraico di Vittorio Veneto – Ceneda
- Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli
- Cimitero di Giavera del Montello
- Cimitero ebraico di San Daniele del Friuli
- Cimitero ebraico di San Vito al Tagliamento
- Cimitero di Tezze di Piave
- Reparto israelitico del cimitero di Udine
In lingua ebraica il termine “cimitero” può essere espresso in svariati modi: Bet ha-Chayyim (casa della vita o casa dei viventi), Bet ha-‘Olam (casa dell’eternità), nella forma yiddish Gut Ort (buon posto) e nel più semplice Bet ha-Qevarot (casa delle sepolture).
Lo spazio cimiteriale è considerato essenziale per qualsiasi insediamento ebraico: lo si ritrova quasi sempre all’interno delle condotte cittadine in cui, insieme ad alcune concessioni, si forniva l’autorizzazione a prendere in affitto o acquistare un appezzamento di terreno da adibire a luogo di inumazione. Il diritto ad una buona sepoltura si concretizzava così in uno spazio collocato solitamente extra muros, fuori dagli antichi confini cittadini, in terre incolte e prive di recinzioni. Solo alcuni però dei numerosi cimiteri ebraici istituiti in Italia tra il Medioevo e l’Età Moderna sono giunti fino ad oggi: se ne calcolano attualmente più di cento, una cifra che tiene conto dei terreni autonomi, delle singole sezioni separate, di quelli in funzione e in stato di abbandono.
Ad un’analisi attenta il cimitero ebraico può essere visto, oltre che come esclusivo luogo della memoria, anche come un ben più complesso e ricco contenitore di informazioni di diversa natura. L’ubicazione, la storia e l’espansione di un terreno sepolcrale sono elementi che rispecchiano l’evoluzione della Comunità ebraica che ne ha usufruito nel corso del tempo. Un prezioso strumento di studio è rappresentato dalle pietre sepolcrali, particolari beni in cui convivono un aspetto estetico ed uno contenutistico.
Essendo primariamente dei manufatti, le matzevot sono correlate a un contesto geografico di produzione ben preciso, pertanto le loro forme – centinata semplice, cuspidata, ogivale, a edicola, a lastra tombale, a sarcofago, a cippo – e le loro decorazioni – a motivi geometrici o perlopiù fitomorfi – sono influenzate maggiormente, più che da un gusto estetico personale o familiare, dalle tendenze artistiche in voga nel periodo in cui esse furono prodotte. Il tutto era senza dubbio subordinato al tenore sociale e alla disponibilità economica del committente. Le più pregevoli possono inoltre contenere, solitamente in alto al centro, lo stemma gentilizio della famiglia di appartenenza, un ulteriore carattere che conferisce alla lapide ebraica una piena dignità artistica.
Elemento imprescindibile della stele funeraria è l’epitaffio. Il testo inciso infatti, oltre ad un indubbio valore letterario, costituito dall’epigrafe contenente spesso citazioni bibliche, elaborate abbreviazioni, contorti acronimi, brevi narrazioni sulla morte del defunto, e poemi che ne esaltavano i pregi ritmati in schemi metrici ed eleganti rime, possiede anche un’intrinseca ricchezza documentaria. Affiancata ad una sezione in poesia, dove la voce narrante può essere impersonata da tre diversi attori – la lapide, il morto o un esterno –, vi è la parte in prosa, in cui l’autore dell’epitaffio declina le generalità del trapassato. Ciò può fornire quindi un valido supporto a indagini sociali, demografiche, prosopografiche, culturali e storiche riguardanti il defunto stesso, il suo nucleo familiare o la Comunità di origine e di appartenenza.