- Cimitero ebraico di Vittorio Veneto - Ceneda
- Luogo: Vittorio Veneto - Veneto
- Descrizione:
La città di Ceneda, oggi corrispondente alla metà meridionale del Comune di Vittorio Veneto, ospita un modesto cimitero ebraico. Gli ebrei cenedesi, che fin dalle origini utilizzavano l’area sepolcrale della vicina Conegliano, ottennero nel 1857 un proprio terreno a causa della crescita demografica che la Comunità sostenne in quei decenni. La prosperità raggiunta nei secoli XVIII-XIX diminuì col tempo, fino a spegnersi del tutto a seguito delle deportazioni del 1944. Tutti gli arredi della splendida sinagoga settecentesca, rimasta in funzione fino al 1910, furono smontati dopo il conflitto mondiale e interamente rimontati nel 1965 a Gerusalemme, come parte della collezione dell’Israel Museum. Ad oggi, nonostante la Comunità ebraica di Ceneda non sia più attiva, il cimitero continua ad essere utilizzato per le inumazioni degli ebrei con antenati di origine cenedese.
A testimonianza del nucleo israelitico che dimorava nelle strade del centro storico di Ceneda e che diede i natali a Lorenzo da Ponte, celebre librettista di Mozart nato Emanuele Conegliano, resta un’iscrizione affissa sulla facciata del porticato dei magazzini dell’ex ghetto in cui si legge un versetto tratto dai Salmi 44,4 in ebraico e in latino che recita אתה הוא מלכי אלקים מצוה ישועות יעקב הושעת ובנית – Tu es ipse Rex meus e Deus q.i mandas salutes Iacob salvasti aedificasti.
- Bibliografia:
– G. e S. Tomasi, Ebrei nel Veneto orientale. Conegliano, Ceneda e insediamenti minori, Giuntina, Firenze 2012.
Schede correlate:
- Ca’ da Noal e reparto israelitico del cimitero di Treviso
- Cimitero ebraico di Conegliano
- Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli
- Loggia Comunale di Asolo
- Cimitero di Giavera del Montello
- Cimitero ebraico di San Daniele del Friuli
- Cimitero ebraico di San Vito al Tagliamento
- Cimitero di Tezze di Piave
- Reparto israelitico del cimitero di Udine
In lingua ebraica il termine “cimitero” può essere espresso in svariati modi: Bet ha-Chayyim (casa della vita o casa dei viventi), Bet ha-‘Olam (casa dell’eternità), nella forma yiddish Gut Ort (buon posto) e nel più semplice Bet ha-Qevarot (casa delle sepolture).
Lo spazio cimiteriale è considerato essenziale per qualsiasi insediamento ebraico: lo si ritrova quasi sempre all’interno delle condotte cittadine in cui, insieme ad alcune concessioni, si forniva l’autorizzazione a prendere in affitto o acquistare un appezzamento di terreno da adibire a luogo di inumazione. Il diritto ad una buona sepoltura si concretizzava così in uno spazio collocato solitamente extra muros, fuori dagli antichi confini cittadini, in terre incolte e prive di recinzioni. Solo alcuni però dei numerosi cimiteri ebraici istituiti in Italia tra il Medioevo e l’Età Moderna sono giunti fino ad oggi: se ne calcolano attualmente più di cento, una cifra che tiene conto dei terreni autonomi, delle singole sezioni separate, di quelli in funzione e in stato di abbandono.
Ad un’analisi attenta il cimitero ebraico può essere visto, oltre che come esclusivo luogo della memoria, anche come un ben più complesso e ricco contenitore di informazioni di diversa natura. L’ubicazione, la storia e l’espansione di un terreno sepolcrale sono elementi che rispecchiano l’evoluzione della Comunità ebraica che ne ha usufruito nel corso del tempo. Un prezioso strumento di studio è rappresentato dalle pietre sepolcrali, particolari beni in cui convivono un aspetto estetico ed uno contenutistico.
Essendo primariamente dei manufatti, le matzevot sono correlate a un contesto geografico di produzione ben preciso, pertanto le loro forme – centinata semplice, cuspidata, ogivale, a edicola, a lastra tombale, a sarcofago, a cippo – e le loro decorazioni – a motivi geometrici o perlopiù fitomorfi – sono influenzate maggiormente, più che da un gusto estetico personale o familiare, dalle tendenze artistiche in voga nel periodo in cui esse furono prodotte. Il tutto era senza dubbio subordinato al tenore sociale e alla disponibilità economica del committente. Le più pregevoli possono inoltre contenere, solitamente in alto al centro, lo stemma gentilizio della famiglia di appartenenza, un ulteriore carattere che conferisce alla lapide ebraica una piena dignità artistica.
Elemento imprescindibile della stele funeraria è l’epitaffio. Il testo inciso infatti, oltre ad un indubbio valore letterario, costituito dall’epigrafe contenente spesso citazioni bibliche, elaborate abbreviazioni, contorti acronimi, brevi narrazioni sulla morte del defunto, e poemi che ne esaltavano i pregi ritmati in schemi metrici ed eleganti rime, possiede anche un’intrinseca ricchezza documentaria. Affiancata ad una sezione in poesia, dove la voce narrante può essere impersonata da tre diversi attori – la lapide, il morto o un esterno –, vi è la parte in prosa, in cui l’autore dell’epitaffio declina le generalità del trapassato. Ciò può fornire quindi un valido supporto a indagini sociali, demografiche, prosopografiche, culturali e storiche riguardanti il defunto stesso, il suo nucleo familiare o la Comunità di origine e di appartenenza.