- Cimitero ebraico di Conegliano
- Luogo: Conegliano - Veneto
- Descrizione:
Sulla cima del colle Cabalan, in una posizione panoramica, si può ammirare lo storico cimitero ebraico di Conegliano. Il terreno venne acquistato dalla Comunità cittadina nel 1546 e ospitò, per quasi tutto il periodo di attività, i resti degli ebrei di Conegliano e della vicina Ceneda. Questa tradizione terminò, per i cenedesi, nel 1857, quando fu loro concesso di istituire un proprio terreno di inumazione. Le sepolture di ebrei coneglianesi si conclusero invece nel 1886, anno in cui entrò in funzione il comparto israelitico del nuovo cimitero comunale. Il cimitero del Cabalan subì nel tempo alcuni ampliamenti e oggi si scorge chiaramente la netta suddivisione delle lapidi sull’altura. Le stele più antiche furono collocate nella zona più alta della collinetta, luogo in cui sorgeva l’ingresso originario del cimitero, mentre le pietre sepolcrali ottocentesche vennero infisse nel margine basso, scendendo a valle. Le splendide epigrafi conservate in questo piccolo cimitero ebraico sono state oggetto di restauro e lo studio che ne è conseguito ha portato al pieno apprezzamento di queste preziose e rare testimonianze lapidee del passato.
Un numero più esiguo di stele israelitiche è visibile nella moderna sezione dedicata del cimitero comunale di San Giuseppe. I monumenti funebri sono conservati all’interno di un ristretto terreno circondato da un muro e accessibile attraverso un cancello in ferro.
- Bibliografia:
– L. Busetti, M. Perani, A. Spagnuolo (curr.), Il cimitero ebraico di Conegliano. Luce eterna sul col Cabalàn, Corpus Epitaphiorum Hebraicorum Italiae, 8, Giuntina, Firenze 2020.
– M. Zanussi, Conegliano e gli ebrei. Una convivenza plurisecolare, Centro coneglianese di storia e archeologia, Conegliano 2012.
– A. Morpurgo, Il cimitero ebraico in Italia, Quodlibet, Macerata 2012, p. 200.
Schede correlate:
- Ca’ da Noal e reparto israelitico del cimitero di Treviso
- Cimitero ebraico di Vittorio Veneto – Ceneda
- Reparto israelitico del cimitero di Udine
- Cimitero di Tezze di Piave
- Cimitero ebraico di San Vito al Tagliamento
- Cimitero ebraico di San Daniele del Friuli
- Cimitero di Giavera del Montello
- Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli
- Loggia Comunale di Asolo
In lingua ebraica il termine “cimitero” può essere espresso in svariati modi: Bet ha-Chayyim (casa della vita o casa dei viventi), Bet ha-‘Olam (casa dell’eternità), nella forma yiddish Gut Ort (buon posto) e nel più semplice Bet ha-Qevarot (casa delle sepolture).
Lo spazio cimiteriale è considerato essenziale per qualsiasi insediamento ebraico: lo si ritrova quasi sempre all’interno delle condotte cittadine in cui, insieme ad alcune concessioni, si forniva l’autorizzazione a prendere in affitto o acquistare un appezzamento di terreno da adibire a luogo di inumazione. Il diritto ad una buona sepoltura si concretizzava così in uno spazio collocato solitamente extra muros, fuori dagli antichi confini cittadini, in terre incolte e prive di recinzioni. Solo alcuni però dei numerosi cimiteri ebraici istituiti in Italia tra il Medioevo e l’Età Moderna sono giunti fino ad oggi: se ne calcolano attualmente più di cento, una cifra che tiene conto dei terreni autonomi, delle singole sezioni separate, di quelli in funzione e in stato di abbandono.
Ad un’analisi attenta il cimitero ebraico può essere visto, oltre che come esclusivo luogo della memoria, anche come un ben più complesso e ricco contenitore di informazioni di diversa natura. L’ubicazione, la storia e l’espansione di un terreno sepolcrale sono elementi che rispecchiano l’evoluzione della Comunità ebraica che ne ha usufruito nel corso del tempo. Un prezioso strumento di studio è rappresentato dalle pietre sepolcrali, particolari beni in cui convivono un aspetto estetico ed uno contenutistico.
Essendo primariamente dei manufatti, le matzevot sono correlate a un contesto geografico di produzione ben preciso, pertanto le loro forme – centinata semplice, cuspidata, ogivale, a edicola, a lastra tombale, a sarcofago, a cippo – e le loro decorazioni – a motivi geometrici o perlopiù fitomorfi – sono influenzate maggiormente, più che da un gusto estetico personale o familiare, dalle tendenze artistiche in voga nel periodo in cui esse furono prodotte. Il tutto era senza dubbio subordinato al tenore sociale e alla disponibilità economica del committente. Le più pregevoli possono inoltre contenere, solitamente in alto al centro, lo stemma gentilizio della famiglia di appartenenza, un ulteriore carattere che conferisce alla lapide ebraica una piena dignità artistica.
Elemento imprescindibile della stele funeraria è l’epitaffio. Il testo inciso infatti, oltre ad un indubbio valore letterario, costituito dall’epigrafe contenente spesso citazioni bibliche, elaborate abbreviazioni, contorti acronimi, brevi narrazioni sulla morte del defunto, e poemi che ne esaltavano i pregi ritmati in schemi metrici ed eleganti rime, possiede anche un’intrinseca ricchezza documentaria. Affiancata ad una sezione in poesia, dove la voce narrante può essere impersonata da tre diversi attori – la lapide, il morto o un esterno –, vi è la parte in prosa, in cui l’autore dell’epitaffio declina le generalità del trapassato. Ciò può fornire quindi un valido supporto a indagini sociali, demografiche, prosopografiche, culturali e storiche riguardanti il defunto stesso, il suo nucleo familiare o la Comunità di origine e di appartenenza.