Nella seconda metà del XIX secolo le autorità pontificie condussero campagne di scavi archeologici nel sito di Ostia antica, assiduamente frequentato per attività “di rapina” delle opere più pregiate, soprattutto scultoree, dal XVIII secolo e noto come “cava di materiale marmoreo” fin dal basso Medioevo e soprattutto in epoca Rinascimentale.

    Le indagini furono condotte con un approccio scientifico per l’epoca, affidandole alla celebre famiglia dei Visconti; la grande quantità dei materiali rinvenuti, dapprima trasportati ai Musei Vaticani a creare una nuova collezione ostiense, e la sollecitazione dello stesso archeologo Pietro Ercole Visconti, indussero papa Pio IX (1846 -1878) a realizzare una sede museale in situ, dove conservare ed esporre quanto scoperto, testimoniando una sensibilità e un interesse insoliti per quel tempo nell’attenzione rivolta al mantenimento del contesto archeologico dei reperti rinvenuti.

    A tal fine negli anni 1865-1867 venne ristrutturato e arricchito di un’imponente facciata neoclassica il “Casone del Sale”, un grande magazzino che versava in stato di abbandono realizzato intorno al 1571 e collegato, come testimonia il nome, allo sfruttamento delle saline pontificie. Un’iscrizione in onore di Pio IX, posta sull’attuale facciata del Museo, celebra la conclusione dei lavori (1868).

    Con l’unità d’Italia e il trasferimento a Roma della capitale, le opere vennero spostate nel vicino Castello di Giulio II dove furono allestite cinque sale sul piano degli spalti (1878) dando origine al “Museo della Rocca”. Solamente nel 1933 le opere furono nuovamente trasportate nel Museo Ostiense dal direttore degli scavi di Ostia Guido Calza (dal 1924 al 1946).

  • Parco Archeologico di Ostia Antica: Museo Ostiense
  • Descrizione:

    L’inaugurazione del Museo Ostiense avvenne alla presenza di Benito Mussolini il 2 novembre 1934; il museo avrebbe ospitato, oltre ai reperti già esposti nel Castello di Giulio II, i ritrovamenti degli scavi su grande scala realizzati tra il 1938 e il 1940 in vista dell’Esposizione Universale del 1942, mai svoltasi a causa dello scoppio della II Guerra Mondiale. L’allestimento, terminato solo nel 1945, fu curato dallo stesso Calza e dall’architetto Italo Gismondi.

    Il Museo venne ingrandito più volte con l’apertura di nuove sale, fino a raggiungere la conformazione attuale nel 1962; dal 2000 è destinato unicamente all’esposizione di scultura marmorea. Prima della chiusura al pubblico nel 2020, l’organizzazione del percorso museale era la seguente: le sale I-II (già da anni chiuse al pubblico) erano dedicate alla storia degli scavi; le sale III – IV alla vita religiosa di Ostia antica, con particolare riferimento ai cd. “culti orientali”; la sala V a originali greci e copie d’età romana; la sala VI, a opere della tarda età-ellenistica/ età protomperiale, tra cui la decorazione scultorea di Porta Romana; nella sala VII erano esposti arredi marmorei delle abitazioni ostiensi; nella sala VII, dedicata alla memoria di Calza, opere di carattere più spiccatamente pubblico; nella sala IX scultura funeraria; nella sala X opere d’età medio e tardo imperiale; nella sala XI opere provenienti dalla Necropoli di Porto all’Isola Sacra recuperate nel corso di interventi di tutela e, più di recente, anche esposizioni temporanee, mentre nella sala XII (anch’essa già chiusa da diversi anni) erano esposti partiti pittorici provenienti prevalentemente da contesti residenziali ostiensi.

    Il museo è temporaneamente chiuso per la realizzazione di importanti lavori di ristrutturazione dell’edificio e il riallestimento dell’intero percorso espositivo.

  • Bibliografia:

    https://www.ostiaantica.beniculturali.it/it/aree-archeologiche-e-monumentali/ostia-antica/il-museo-ostiense/